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Il nome della barca

Quando stavate concludendo l’acquisto, sollecitati anche dall’abile venditore, non vi siete fatti mancare nulla sulla barca nuova fiammante che vi verrà consegnata nel cantiere o nel marina vicino a casa. Il tendalino, lo sprayhood, e, già che ci siamo, un wc elettrico, e per chi ha spazio a bordo, un frigorifero in più e anche una lavasciuga biancheria. Insomma la barca nuova, a lungo sognata, arriverà completa di ogni attrezzatura e di ogni accessorio sia esso utile sia esso semplicemente comodo. Non importa quanti optional avete aggiunti e nemmeno conta quanto sia lunga e larga la barca. Il proprietario che l’ha pagata è diventato l’ armatore e l’investitura ufficiale avverrà con la solenne cerimonia del varo. Si lo confermo che deve essere assolutamente una cerimonia solenne con l’inderogabile rottura della bottiglia, con il suono di una sirena, con l’opzionale benedizione che comunque non guasta, per poi sentir echeggiare la fatidica frase “Madrina in nome di Dio taglia!”.
Ci sarà un’altra occasione in cui mi dilungherò nello spiegarvi come si allestisce una varo, ma per ora vi chiedo solo: che cosa manca?
La liturgia del varo di una barca simboleggia il battesimo e quindi non si può battezzare l’innominata. Dopo che avrete apposto la firma sul contratto d’acquisto e avrete versato il primo acconto acconto dovreste immediatamente pensare a scegliere il nome della barca.

La scelta del nome

Mi raccomando: sappiate che non c’è alcun limite alla fantasia purché la barca sia nuova! Attenzione quindi a ciò che vi può capitare se vi azzardate a cambiare il nome di una barca usata. Questo sacrilegio, con la mancata rottura della bottiglia e con altre imprudenze gestionali (il verde nei vestiti indossati a bordo, cucinare il coniglio, aprire gli ombrelli, salire a bordo con il piede sinistro ecc ecc) propiziano la sfiga eterna a bordo.Solo al neo armatore è concesso libero sfogo alla fantasia. Potrà omaggiare “Maria“ e “Giovanna” oppure palesare i propri vizi o le proprie virtù “Gin Tonic“ e “ Refosco “ oppure “Pazienza“ e “Sudo ma Godo“. Chi invece acquista la barca già usata potrà ricorrere a uno escamotage che consiste nell’aggiungere al nome già esistente quello nuovo da lui prescelto, facendo attenzione agli accostamenti che in certi casi possono essere inopportuni oppure diventare  ridicoli.Un mio amico aveva acquistato una barca che si chiamava “Cristiana” e lui voleva trasferire su questa il nome “Papavera”  appartenuto alla sua barca precedente; per tanto non ha fatto altro che coniare il nome di  “Cristiana di Papavera”. Imbarazzante il separato o il divorziato che cambia la  barca e, ligio alle tradizioni, vuole perpetuare l’omaggio alla sua nuova compagna e gira con la scritta a poppa “Maria di Gigliola”. Meglio sfidar la sorte in questo caso. Chi invece dovesse rilevare “Pazienza” e dedicarla a se stesso o alla sua dolce metà girerebbe con “Pazienza di Mario“ oppure “Pazienza di Giulia”: in ogni caso sarebbe una manifestazione pubblica di un bel sentimento. Risultano più simpatiche le accoppiate di chi acquista la barca già battezzata “Gin Tonic “ o “ Re fosco”! Vi garantisco che girando nei porti si può vedere di tutto e anche di più con grande spasso per le fantastiche invenzioni. 

Uso del nome

Se l’imbarcazione è immatricolata il suo nome viene iscritto nella prima pagina della “licenza di navigazione” e quindi ogni variazione comporta che, con la voltura del proprietario, ci sia se voluta la modifica del nome. Questa è la parte che definiremo burocratica.Nell’uso corrente del nome bisogna ricordare la regola fondamentale del “genere” e cioè che tutti i natanti e le imbarcazioni da diporto comprese le navi mercantili sono di genere femminile ed esclusivamente le imbarcazioni militari sono maschili. Quindi sarà corretto dire “Il Vespucci“ e, se c’è ancora in giro la mitica barca storica da regata della Marina Militare, chiamarla “il Stella Polare”.Per converso si dovrà dire “la Mario“ e “la Refosco“ per seguire la regola di genere che distingue le imbarcazioni civili da quelle militari. Per chi volesse ispirarsi vi segnalo alcuni fra i più inconsueti nomi tratti da un vecchio annuario della mitica “Barcolana” che dimostranoquanto sia immensa la fantasia degli armatori:  Apfelstrudel – Artigiano Pentito – Canarino Furioso – Co’ Rivo Rivo -Dopo l’Osteria – Era Ora – Esperanza De Escobar – Fiasco – Ifigonia – Il Gatto e la Volpe – Kette Frega – Lasa pur dir – Mi e Ti – Moro de Sede – Moro de Barcola – No Pago – Ociodesoto – Pampalugo – Scherzi a Parte – Spritz – Starnudo – Sturm und Drang – Sudo Magodosai – Torziolona – e per finire due nomi di barche care al mio cuore : “Ulapepa” e “Vai Vai Elvira“. Buon Vento 

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