Le vele

Quando parliamo di barche a vela non possiamo prescindere, appunto, dalle vele. Numero, forma e funzione sono tra le prime nozioni che ci vengono insegnate. Eppure, proprio per la loro importanza, non farà male un veloce ripasso dei fondamentali.

Elementi di propulsione di una unità a vela, le vele presentano molti tipi e forme, a seconda dell’imbarcazione alla quale sono destinate. Per quanto qui più ci interessino perlopiù quelle delle unità da diporto, sarà comunque utile rivederne la classificazione complessiva, basata generalmente sulla loro forma: in nautica sentiremo parlare principalmente di vele quadre, vele auriche, vele latine e vele bermudiane.

 

Vele quadre

Le vele quadre possono avere una forma quadrata, come suggerisce il nome, o trapezoidale. Adatte alle andature portanti ma non idonee per risalire il vento, sono caratteristiche dei grandi velieri e prendono il nome dal pennone al quale sono issate.

 

Vele auriche

Dalla forma trapezoidale, le vele auriche si stendono a poppa degli alberi; sono mantenute tese nella parte superiore da un pennone detto picco e nella parte inferiore da una trave detta boma. Si distinguono in vela al quarto, vela a tarchia, vela al terzo e vela controranda.

 

Vele latine

Queste vele tradizionali mantengono la forma triangolare dei velieri romani e sono mantenute tese tra il boma e un’antenna diagonale issata sull’albero. Nella nautica contemporanea sono state largamente sostituite dalle vele bermudiane.

 

Vele bermudiane

Sono le tipiche vele triangolari fissate tra poppa dell’albero e boma. Sviluppate nell’arcipelago delle Bermuda a partire dalla vela latina, sono chiamate anche vele Marconi per la somiglianza dell’albero che le arma con un’antenna della radio inventata da Guglielmo Marconi.

 

Randa e fiocco

Nell’attività velica contemporanea l’attenzione si concentra principalmente su due vele: la randa e il fiocco.

La randa è la vela issata sull’albero principale dell’imbarcazione. Nell’armatura velica odierna bermudiana tale vela è realizzata in dacron e ha forma triangolare. Posizionata a poppavia dell’albero maestro, viene a questo fissata attraverso inferiture e canestrelli inferiti nell’apposita canaletta, mentre alla base viene tenuta tesa dal boma.

Nelle imbarcazioni a vele auriche la randa è a forma di trapezio e viene mantenuta in tensione dal boma e dal picco, ossia da un’asta collocata sull’albero. Nelle imbarcazioni a vele quadre si presenta invece come la vela inferiore dell’albero maestro.

Per quanto riguarda le sue funzioni, durante le condizioni di ordinaria navigazione la randa viene utilizzata per risalire il vento insieme al fiocco, quando è presente, oppure in combinazione con il genoa. In condizioni di andatura portante, invece, si tende ad ammainare il fiocco, o il genoa, preferendo utilizzare la randa in combinazione con altri tipi di vele più adatti come lo spinnaker e il gennaker (varianti del fiocco che affronteremo più avanti).

Il fiocco è una vela dalla forma triangolare che viene issata tra l’estremità del bompresso/prua e tra l’albero collocato più a prua della barca. Viene inferita sullo strallo, ossia il cavo che sostiene l’albero, e il suo angolo di scotta viene regolato con una cima, chiamata scotta del fiocco. Soprattutto nelle imbarcazioni dotate di un solo albero il fiocco contribuisce a far bordeggiare correttamente la barca e permette di mantenere il controllo della prua regolando l’angolo con il punto di scotta per aumentare o diminuire la concavità della vela. Si tratta di una vela che permette di mantenere il controllo della prua dell’imbarcazione ed è utile per bordeggiare.
Il genoa è una variante più grande del fiocco, con cui condivide la maggior parte delle caratteristiche differendo solo nelle dimensioni. Mentre infatti il fiocco non oltrepassa, con l’angolo di scotta, l’albero verso poppa, il genoa si estende in lunghezza verso poppa, finendo col sovrapporsi parzialmente con la randa. Al pari del fiocco consente di mantenere il controllo della prua e contribuisce alla capacità dell’imbarcazione di bordeggiare.

 

Le parti delle vele: lati e angoli

Approfondendo la nomenclatura di randa e fiocco, vedremo che i lati e gli angoli sono indicati nello stesso modo per entrambi i tipi di vela. Ecco così che il lato di prua sarà chiamato caduta prodiera o inferitura o ralinga, il lato inferiore sarà indicato come base o piede della vela, mentre il lato di poppa caduta poppiera o balumina.
Il vertice superiore delle due vele è noto come angolo di penna o di drizza e viene usato per incocciarvi la cima che serve a issare la vela (la drizza, appunto). L’angolo inferiore di prua è l’angolo di mura, mentre l’altro vertice è detto angolo di scotta. L’angolo di mura è ancorato a un punto fisso della barca, mentre l’angolo di scotta è mobile.
Ricordiamo infine che la forma delle vele è raramente un triangolo perfetto: capita comunemente che i costruttori aggiungano un arco (detto allunamento) che si estende dietro l’ipotetica linea retta della balumina al fine di aumentare la superfice della vela per prendere più vento e quindi avere più propulsione.

 

Le altre vele di prua: Spinnaker e Gennaker

Trattando di randa e fiocco abbiamo già citato due vele di prua progettate per le andature portanti: lo spinnaker e il gennaker. Varianti del fiocco, queste vele ausiliarie consentono di sfruttare il vento al meglio e permettono di navigare a velocità accettabili anche in poppa.

Lo spinnaker è realizzato in materiali molto leggeri come nylon o laminati di poliestere e caratterizzato da colori vivaci, lo spinnaker è una vela generalmente più grande rispetto al genoa. La sua forma “panciuta”, a semisfera, lo rende particolarmente efficace quando il vento colpisce la barca al giardinetto o di poppa e quindi nelle andature di lasco e poppa.
Non inserito sullo strallo, lo spinnaker è controllato da soli 3 punti: il punto di drizza, con cui la vela viene issata e ammainata, e i punti di mura e di scotta, che si alternano durante l’uso. Le regolazioni si effettuano mediante due cime: il braccio, che va dalla barca al tangone, e la scotta, che va dalla barca all’altro vertice.

Il gennaker prende il nome dalla fusione di genoa e spinnaker, ed è anch’esso una vela di prua molto leggera, studiata per le andature portanti. Spesso molto colorato e generalmente più piccolo rispetto allo spinnaker, il gennaker vi si differenzia anche per la forma asimmetrica. Il suo punto di mura è fissato a una appendice di prua chiamata bompresso e non necessita di tangone.
Molto più semplice da manovrare, il gennaker mantiene la navigazione stabile e sicura. Studiato come lo spinnaker per essere utilizzato nelle andature portanti, trova il suo impiego nelle andature che vanno dal traverso al gran lasco.


Ora che abbiamo concluso questo ripassone sulle vele, il loro nome e le loro funzioni principali, non ci resta che salire a bordo e goderci il “Buon vento”!

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