Possedere una barca è come è stare vestiti sotto una doccia fredda stracciando banconote da 50 euro. L’avete sentito mai dire? Probabile un sì, come risposta. Non è del tutto vero, però, quanto disegna divertente caricatura dell’armatore. Perché sappiamo che di giorni felici nella sua vita ne esistono. E sono due. Uno quando compra la barca e l’altro quando la rivende. Dai, no, non è così drammatica. Anzi, è molto diversa, la situazione. Ma arriviamoci per gradi.
Possedere una barca, e non necessariamente uno yacht, significa prendersi carico di un oggetto voluminoso e complesso. Non solo un bel natante come l’Elan E3, che comunque ti porta anche in vacanza una famiglia. Parlo anche del piccolo Optimist, che come gioco da ragazzino è decisamente più ingombrante di un pallone (figuriamoci di un telefonino). È altrettanto vero, però, che le sensazioni regalate dalla vela, e più in generale dalla navigazione, sono tantissime. Sensazioni che si raggiungono solo attraverso una barca. Non voglio dire che chi gioca a tennis, chi corre o scia, chi vola in deltaplano o pratica base jumping, non raggiunge lo stesso grado di benessere. Voglio solo dire che se il tuo stare bene è legato al muoversi in acqua su un mezzo galleggiante, una barca sotto al culo, avrebbe detto il mi’ babbo, ce la devi avere e tutte le volte che vuoi provarle. È vero, ci sono anche i charteristi. Pure loro hanno una barca a disposizione quando vogliono. Cioè quasi sempre: provate a charterizzare in Mediterraneo un 45’ le due settimane centrali d’agosto collegandovi al sito della società di brokeraggio alla fine di luglio. Se preferite, telefonategli pure al broker, il risultato è lo stesso. In ogni caso chi noleggia non si carica gli obblighi della proprietà e del possesso. Perché si compra la barca, quindi? Primo, perché si hanno abbastanza soldi per farlo. C’è chi ci riesce anche senza, però è sempre più difficile. Ricordo una conversazione sentita da una banchina in Maremma diversi decenni fa: «Bella barca davvero, Beppe, o quanto t’è costata?!» e Beppe «Ma guarda… seimila lire di cambiali…».
Secondo punto perché quando hai una cosa tua… è tua. Caratteristica, questa, che permea tutti gli aspetti della cosa stessa. Nel caso della barca riguarda gli attributi nautici. Che uso ne faccio del mio amato bene, quindi di base che barca è. Posso volere un cruiser o un racer, un comodo sloop di 40 anni, un solido cutter degli Anni 40 o un monotipo di 40’. Poi la mia barca la modifico anche in base alle mie specifiche necessità, che vele tengo a bordo o quali accessori nautici desidero. Ma anche le caratteristiche riguardanti gli aspetti più quotidiani: ci lasci le tue cose, sei solo tu a usare quel bagno, a bere in quei bicchieri, a dormire, e a fare altro ;-), su quel materasso…
Terzo punto della lista è che nel momento in cui acquisti una barca, anzi nel momento in cui decidi di comprarla cominci già a giocare con la barca, proprio nel farla nascere conforme alle tue necessità e ai tuoi desideri. Ti interfacci con il cantiere, spesso attraverso il dealer, per scegliere tutto ciò che puoi decidere te. Dal numero delle cabine, al colore delle tappezzerie, fino a intervenire, quando è possibile, sulle appendici immerse o sul piano velico. Insomma, chi si compra una barca comincia già a godere dell’oggetto prima ancora che l’oggetto. Quindi, siccome già l’attesa della barca è essa stessa barca, per rispondere alla domanda del titolo, prenotate oggi la vostra prossima imbarcazione. Comincerete a navigare dall’istante in cui vi mettete alla sua ricerca.