Il 19 luglio si ricorda il varo dell'”Azzurra”, avvenuto ben 40′ anni fa.
“Quando sei nata? ….nel 1983?” “Ecco chiarito perché la bella signora, quasi quarantenne, si chiami Azzurra.”
Dicono, ma non è ben quantificato, che siano molti i maschi, nati nello stesso anno di Azzurra che furono battezzati Cino.
Azzurra, nata dalla passione di Gianni Agnelli
Questi sono i risultati emersi dopo l’avventura creata, circa 40′ anni fa, dalla fervida fantasia imprenditoriale di Gianni Agnelli. Vent’anni prima, a Newport nel Rhode Island, si era innamorato della Coppa America, mentre assisteva alla regata, ospite di John Fitzgerald Kennedy e di sua moglie Jackie, a bordo del “Manitou”, soprannominata “la Casa Bianca galleggiante”.
Se l’eccentrico magnate dell’automobile, made in Italy, sganciò per questa sfida trecento milioni di lire per creare Azzurra, lo fece anche per pareggiare la medesima somma sborsata dall’amico Karīm al-Husaynī, l’Aga Khan, patron di Porto Cervo, fondatore di Meridiana e dello Yacht Club Costa Smeralda.
Il made in Italy Azzurra
Come le mosche vengono attratte dal miele, così si accodarono altre 17 aziende – tra cui Iveco, Alitalia, Cinzano, Augusta, San Pellegrino, Pininfarina – che vollero condividere la luce abbagliante dei due fondatori del primo consorzio, tutto italiano, che si accingeva a sfidare la mitica Coppa America.
Gianni Agnelli nominò subito Cino Ricci skipper di Azzurra e gli raccomandò letteralmente: “Non facciamo la figura dei cioccolatai”.
Le consegne, fin dall’inizio, erano state molto chiare: tutto doveva essere made in Italy, dalla costruzione della barca all’equipaggio.
Fu il giovane rampante Luca Cordero di Montezemolo, all’epoca amministratore delegato di Cinzano, che coniò per la barca italiana il nome “Azzurra”.
Una serie di inaspettati successi
Sia nelle cronache del tempo sia oggi nei revival delle celebrazioni per i quarant’anni dal varo dell’Azzurra, vengono ricordati gli inaspettati successi ottenuti dall’imbarcazione. Timonata da Mauro Pellaschier, infatti, arrivò prima nella Louis Vuitton Cup e successivamente nelle sfide della Coppa America. Ho trovato per caso una simpatica descrizione del resto dell’equipaggio, non professionista, che veniva così descritto : “a bordo salirono – tra gli altri – il ferroviere in aspettativa, un maestro di sci, un medico, lo studente in anno sabbatico e un cineoperatore di Roma.”
E alcuni giorni fa a Milano, mentre veniva consegnato dal Giornale della Vela, il premio “Epic” all’equipaggio di Azzurra, Mauro Pellaschier ha ammesso che c’era una impreparazione nel gestire, per la prima volta, un “match race” ma non si è affatto scoraggiato. Per questo “Azzurra” ha portato a casa ben 29 vittorie su 49 “duelli”, riuscendo a sconfiggere in qualche regata i più blasonati France 3 e Victory 83.
Seguirono un bis in Australia nel 1987, da Challenger of the Records, e un remake nell’anno 2000, con Francesco Bruni come skipper.
I 40′ anni dal varo di Azzurra e l’evoluzione della barca a vela
La tecnica delle imbarcazioni e delle attrezzature poi si è evoluta. I computer hanno surrogato l’istinto che era l’unica fonte da cui attingere la tattica. Con il “Il Moro” e con “Luna Rossa” non si sono visti più gli equipaggi che giocavano a pallone tra una regata e l’altra e nemmeno sono scorsi i fiumi di birra che allietavano le pause.
Il mito di “Azzurra” continua e grazie a quel mito sono poi nati tanti nuovi velisti che, in parte regatano, o semplicemente percorrono il mare con l’unico mezzo naturale e soprattutto ecologico.
Buon Vento