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Giro in barca a vela in primavera: una gita fuori porta… anche solo con il pensiero

Se vivi permanentemente in barca oppure abiti in un terramare, con l’ormeggio annesso, forse puoi realizzare questo sogno, salvo poi dover giustificare a chi ti fermerà da dove vieni e dove stai andando.
Per inciso in mare incontri “tutti“ e non solo la Guardia Costiera: Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia di Stato e molti anni fa mi ero imbattuto anche nella Guardia Forestale e ho pensato che fossero in mare per dedicarsi ai ….disalberamenti dei velisti.
A parte gli scherzi, questo è sempre stato il periodo giusto, per chi aveva già fatto carena e completata la manutenzione del motore, per fare il primo giro in barca a vela lungo la costa.

Noi che siamo residenti nel Friuli Venezia Giulia siamo fortunatissimi poiché da Lignano, oltrepassato il Tagliamento, siano in area veneta; ma soprattutto da Grado, da Monfalcone, da Trieste e da Muggia, in pochissime miglia possiamo espatriare in Slovenia e in Croazia.
Invece abbiamo il primato di osservanza delle disposizioni emanate e rispettosissimi del “stare a casa“ ci concediamo solo di sognare e di pianificare, per quando sarà possibile, la meta prossima escursione in barca a vela, la prima veleggiata dell’anno.

Il primo giro in barca a vela dopo la sosta forzata

Ai miei carissimi e numerosi amici della Sicilia e della Campania chiedo scusa se ipotizzerò un trip in Alto Adriatico, trascurando la bellezza di una sortita da Capo d’Orlando alle Eolie o una “Costiera“ uscendo dal Marina di Arechi.

Da Grado, uscito dalla Darsena San Marco e raggiunto subito il mare aperto, punterei la prua verso Pirano, la cittadina istriana con il suo porticciolo custodito da “Punta Madonna“ e da un lungo molo frangiflutti che rende questo approdo tranquillo e con ottimo fondale, peccato che abbia pochi ormeggi.

Dal porto si è immediatamente nel centro della città e nella piazza che commemora il compositore e virtuoso violinista Giuseppe Tartini, al cui nome è dedicato il Conservatorio di Trieste. Sarà un caso ma Uto Ughi, pur essendo nato a Busto Arsizio, è figlio di Bruno Ughi piranese doc. Coincidenze.
La traversata del Golfo di Trieste, con l’alta pressione ha la brezza al traverso e quindi è una navigazione perfetta nei due sensi.
Con un po’ di fortuna, negli ultimi anni può capitare anche di incrociare i delfini che non disdegnano di accompagnarvi per un tratto di mare. Mi raccomando rispettate il galateo nautico e alzate sotto crocetta la bandiera di cortesia dello Stato che vi ospita.

Una veleggiata alternativa con una meta affollata

Che usciate da Grado o da Lignano o discendiate dagli approdi fluviali dell’Aussa o del Corno, la meta è Porto Buso, regno incontrastato dei “motoscafari” ( termine irriguardoso usatissimo dai velisti) che si ormeggiano a pacchetto poiché più numerosi degli ormeggi disponibili.

L’appuntamento èAi Ciodio per gli intimi “Da Mauro“ un ristorante all’imbocco di un canale in cui entrano ed escono le navi dirette al porto mercantile dell’Aussa Corno.
Questo imbocco che segnava, fino al primo conflitto mondiale, il confine tra l’Italia e l’Austria è anche l’imbocco più sicuro di accesso alla grande laguna di Marano e Grado quando fuori imperversano i marosi di scirocco e le terribili libecciate.
Ma con il mare calmo e soprattutto nei week end e per tutta l’estate si va a mangiare la pasta con il pesce e le fritture.
Andata e ritorno, sempre con la brezza di mare è una navigazione semplice, basta fare attenzione e fare rotta da una boa foranea ad un’altra per non finire alle numerose secche che si formano vicino alla costa.

Veleggiata senza alcuna sosta

Questa è l’aspirazione dei velisti più puri di coloro che amano la vela come unico modo di navigazione avendo l’unica fretta di spegnere il motore prima possibile dopo essere usciti dall’ormeggio o dal porto. Ecco che la prima uscita diventa un test della vostra barca dopo la separazione invernale o, nella circostanza, per il famigerato Coronavirus. Il velista individuata la direzione del vento e la sua evoluzione, prova tutte le andature, appiattendo le vele nella bolina più stretta possibile o lascando il boma al massimo per le andature portanti cercando l’equilibrio instabile con randa e genoa a farfalla.

Cosa c’è di più bello di trovarsi al largo, lontani dalla costa e, dopo aver ammainato le vele e filata l’ancora, consumare la colazione in barca senza farsi mancare nulla se la cambusa e l’attrezzatura di cucina lo consentono. Le ripetizioni giovano e quindi non mancherò di citare, dopo questa sosta in mare aperto, Piero Ottone, grande velista, giornalista e scrittore che affermava “chi naviga a motore non ama il mare perché ha fretta di arrivare a terra da un’altra parte”.

Buon vento

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