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Come evitare l’umidità in barca

L’umidità è uno dei grandi nemici della barca. Insidiosa e apparentemente inoffensiva, rappresenta in realtà un vero attentato alle condizioni della nostra imbarcazione.


Chi teme l’umidità? Arredi, paglioli e… noi stessi

Tra le prime vittime compaiono gli arredi, che a causa dell’acqua che dall’aria si condensa sulle superfici possono deteriorarsi molto in fretta. Si va dai materassi inzuppati alle cuscinerie di bordo fino ai paglioli, il cui legno inizia con l’impregnarsi per poi ammuffire e infine marcire.
Nonostante siano concepiti per tollerare un ambiente dominato dal salmastro e dall’umidità, anche i dispositivi elettronici di bordo possono subire qualche attacco. L’umidità eccessiva fa infatti male a qualsiasi impianto e apparecchio elettronico, portando all’ossidazione dei componenti e, di conseguenza, a una durata inferiore, comunque a costo di una manutenzione supplementare.
Come avviene in casa, poi, l’umidità con il suo corollario di muffe e di cattivi odori comporta problemi anche per la nostra salute, dato che le spore infestano l’aria rendendo nella migliore delle ipotesi poco piacevole la vita sottocoperta.


Strategie contro l’umidità. Combattere e prevenire

Salvarsi dall’umidità in barca ed evitare tutti questi più o meno gravi inconvenienti è però possibile.
Come? La strategia come spesso accade si muove sui due fronti del prevenire e del combattere. E, spesso, è proprio il secondo a impegnarci maggiormente. Tendiamo a muoverci soprattutto nella stagione invernale, nel periodo del rimessaggio o comunque quando la barca, usata di meno e sottoposta a temperature ben al di sotto degli auspicabili 19 gradi centigradi, è più facilmente vittima di muffe e conseguente deterioramento. Per salvarci dai danni dell’umidità ingaggiamo con essa una sorta di lotta, fatta di strumenti e buone norme di comportamento.


Deumidificatori attivi e passivi

Alla prima categoria di interventi appartengono metodi di deumidificazione attivi e passivi. Per quanto riguarda quelli passivi questi consistono nelle classiche vaschette con i sali, ben note a chiunque possieda una barca e dal meccanismo tanto semplice quanto efficace. Privi di parti elettriche, questi deumidificatori basano la loro azione sulla capacità dei sali di trattenere l’umidità, la quale, anziché aggirarsi indisturbata sotto forma di vapore nell’aria della nostra barca, viene attirata dalle particelle. Una volta qui, diventa condensa e quindi acqua, finendo sul fondo della vaschetta attraverso una griglia. Pratici ed economici, questi strumenti fanno la differenza soprattutto negli ambienti più piccoli con problemi di umidità lievi, a patto di piazzarne almeno 2-3.
Altra possibilità, che alcuni adottano e ritengono la soluzione ideale, sono i deumidificatori elettrici. Al di là del costo, che se utilizzati a pieno regime e per tempi prolungati può incidere non poco sul nostro budget, questi apparecchi sono comunque inutilizzabili quando lasciamo la barca da sola. Per motivi di sicurezza il collegamento elettrico al porto deve infatti in questi casi essere interrotto. Con buona pace di qualunque apparecchio vi debba essere alimentato. Lo stesso dicasi per qualunque stufetta, capace sì di limitare la percentuale di umidità nell’aria interna grazie all’innalzamento della temperatura, ma a costo di spese e di rischi di sicurezza non indifferenti.


Ventilare la barca appena possibile

Nella lotta all’umidità risulta ben più sicuro, efficace e salutare attuare quelle buone norme di comportamento cui si accennava sopra. Prima tra tutte la sana abitudine di far prendere aria alla barca. Appena possibile, sarà cosa buona e giusta ventilare l’imbarcazione aprendola e facendo circolare l’aria, esattamente come faremmo in casa per eliminare l’odore di chiuso dopo un’assenza di qualche tempo. A questo scopo, il consiglio è di approfittare di una bella giornata per spalancare tutto, meglio ancora se soffia un po’ di vento. Sarà l’occasione anche per portare fuori ed esporre all’aria e al sole materassi e cuscini che potrebbero essersi impregnati di umidità.


Prevenire d’estate per non curare d’inverno

Detto delle strategie per combattere l’umidità passiamo ora a quelle per prevenirla. Consci del fatto che prevenire sia meglio che curare, il modo migliore per salvarci dai danni del vapore acqueo sta nell’evitare o perlomeno limitare la sua formazione. Per farlo punteremo di nuovo sulla capacità del sale di attirare e trattenere l’acqua.
Se prima però si trattava di sfruttare gli appositi sali per deumidificare l’aria, qui si deve prevenire l’azione del sale naturalmente contenuto nell’acqua marina. E che inevitabilmente, andando per mare, portiamo sulla nostra imbarcazione. Com’è facile capire notando la difficoltà nell’asciugare totalmente un asciugamano bagnato di acqua salata, qualunque materiale ne sia stato intaccato finirà col catalizzare l’umidità.
Per evitare una barca umida d’inverno è dunque fondamentale prestare attenzione a come la si tratta d’estate. Spesso inconsapevolmente, infatti, anche solo camminando con i piedi bagnati dopo avere fatto il bagno o appoggiandoci o sedendoci con il costume umido portiamo al suo interno ingenti quantità di sale sotto forma di acqua di mare.



Evitare il contatto degli interni con l’acqua salata

A costo di apparire eccessivi, il primo accorgimento per non ritrovarci poi a combattere con la muffa è di lavarci con la doccetta esterna appena risaliti in barca da una nuotata e cambiarci il costume se intendiamo scendere sottocoperta. L’ideale sarebbe che asciugamani, teli, parei e qualunque altro tessile sia stato a contatto con l’acqua salata se non risciacquato con acqua dolce resti all’esterno, riutilizzando eventualmente il costume già usato (e ormai asciutto), per il bagno successivo. Al termine della stagione, una buona pratica sarà infine quella di passare una spugna su tutte le superfici, eliminando così ogni traccia di quel sale tanto insidioso e prevenendo i danni provocati dall’umidità nei mesi a venire.

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