Altre carte da compilare se si vuole navigare

Navigare come? Navigare quanto?
La circolare del Ministero della Salute parla chiaro “le imbarcazioni da diporto inferiori a 24 metri (ndr cioè tutte ad esclusioni delle navi da diporto) che abbiano effettuato una navigazione superiore alle 6 ore o provenienti da porti stranieri ……” dovranno compilare una autocertificazione-questionario da trasmettere all’ Ufficio di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera per ottenere la “Libera pratica sanitaria“, cioè poter sbarcare liberamente.
Ragioniamo con calma: se esco in barca per fare il bagno al largo e ritorno entro 6 ore allora non devo fare nulla? Se mi attardo un po’ per passare la giornata, diciamo dalle 10 alle 18, devo compilare il modulo? Ma chi certifica a che ora sono uscito?
Posso azzardare una mia interpretazione? Chi esce e poi rientra al proprio ormeggio di questa certificazione se ne può impippare anche se dovesse stare fuori 10 ore. Ora mi auguro che qualche Fonte più autorevole della mia affermi che la mia interpretazione è vera prima che si scateni il panico, che nessuno voglia più uscire in barca, nemmeno per fare il bagno o, tirare quattro bordi.

Free Covid Island

Al posto di “Maria“ o di “My Dream“ o di un qualsiasi altro appellativo dipinto a poppa della barca, dopo la dichiarazione e il dilagare della pandemia, ogni imbarcazione avrebbe potuto mutare le propria denominazioni e tutte, nessuna esclusa, potevano  recare il medesimo nome, in inglese ovviamente, poiché  in  italiano  “Isola libera da Covid“ fa meno figo. 
Ho sfogliato e cliccato in questi giorni una ricca letteratura di consigli e di precauzioni anti contagio dedicate alla nautica stanziale. Certamente si è parlato della sanificazione dei servizi comuni dei marina, compresi logicamente i ristoranti e i bar nonché gli eventuali uffici della reception delle agenzie di charter o di negozi  che spesso sono  inseriti nei porti.
Le raccomandazioni non tralasciano di effettuare il trattamento di tutto ciò che si porta a bordo: bagaglio, provviste per la cambusa e perfino lo skipper. Non sto scherzando, se vi ricordo la polemica che era sorta sulla definizione di conviventi rispetto agli estranei, per cui l’immissione dello skipper “noleggiato” può essere o diventare un problema per completare la crociera familiare, quando manca la persona capace di pilotare la barca di proprietà o quella noleggiata. Tuttavia la battuta, ormai vecchia ma sempre buona, che il corona virus non sa nuotare ci suggerisce che effettivamente uscire in barca e restarci più a lungo possibile sia la miglior soluzione per evitare gli  assembramenti e  i contagi.

Vivere a bordo una lunga vacanza

Ipotizzate perciò di mollare gli ormeggi e, senza mai toccare terra, trascorrete una, due o anche tre settimane sempre imbarcati, poiché quest’estate potrebbe essere la vacanza più salutare di qualsiasi altra.
Bisogna rinunciare allo struscio, alla cenetta nel ristorantino o a quella esibizione nell’ormeggio conquistato al molo più interno della città. Tutto ciò fa parte dello spirito dei naviganti puri e cozza con le nostre radicate abitudini, fosse anche per una volta, una volta soltanto.
Chi deciderà di filare l’ancora ogni notte, restando sempre a bordo, potrebbe indossare più dignitosamente quel berretto da marinaio-comandante-skipper, fino ad oggi portato forse un po’ immeritatamente.
Bisognerà ragionare come se si dovesse affrontare una lunga traversata e ricordarsi che il minimo d’acqua potabile caricata a bordo (in bottiglie) deve soddisfare i bisogni di un litro mezzo al giorno per ciascuna persona imbarcata; che il pieno di gasolio deve essere preventivato in base alle miglia da compiere ( per chi va a motore anche con qualche tanica di scorta) comunque averne a sufficienza per chi invece cercherà di usare le vele. Esiste il sapone per l’acqua di mare che fa risparmiare tanta acqua dolce; con buona scorta di creme protettive si organizzerà una cambusa semplice ma efficace: all’immancabile pasta e ai sughi pronti faranno buona e igienica compagnia le minestre già pronte o da preparare con i vari legumi secchi. Avrete tanto tempo da passare a bordo che potreste persino impastare il pane o cimentarvi a pescare la cenetta di pesce a miglia zero speciale con il vinello conservato nel grande frigo (per chi lo possiede) o stivato sotto i paglioli quasi a contatto con l’acqua che accarezza la carena. Informiamoci bene e forse, partendo e ritornando allo stesso ormeggio, senza mai scendere a terra, la famigerata “carta” non servirà. Buon vento e buona vacanza convid free.

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