Stavo percorrendo i pontili del nuovo e grande marina di Fano, quando fui attratto dalla bandiera d’armamento, inesorabilmente sfilacciata, che sventolava sull’asta di poppa di una barca a vela. La barca era chiusa, senza alcuno a bordo, per cui era evidente che la bandiera nazionale era stata dimenticata ed esposta alle intemperie che l’avevano danneggiata. Questa triste immagine mi ha subito evocato le tradizioni della marineria, fatte di norme scritte o consuetudinarie, che contribuiscono a creare quella che viene chiamata “l’etichetta a bordo“, in pratica l’uso corretto delle insegne, siano esse vessilli, guidoni, gagliardetti, pennelli o fiamme. Se iniziamo, come si conviene, con la bandiera nazionale, cioè la bandiera navale italiana istituita nel 1947, distingueremo immediatamente quella della Marina Mercantile dall’altra della Marina Militare per i simboli aggiuntivi che appunto differenziano la seconda dalla prima.
Insegna mercantile e da diporto e vessillo Militare
Nel diporto si manda a riva la prima, che ha caricato al centro della banda bianca uno scudo disegnato da un cordone giallo con filo nero, il quale racchiude gli emblemi araldici delle quattro repubbliche marinare. Da sinistra in alto Venezia, Genova, Amalfi e Pisa. Ed ecco che va notato il particolare che, nell’araldica di Venezia, il leone alato di San Marco poggia su una base e ha la zampa sul Vangelo aperto e reca la scritta Pax Tibi Marce Evangelista Meus. Nella Marina Militare lo scudo è sormontato da una corona gialla turrita a tre torri e nell’emblema araldico di Venezia il leone sta con le zampe posteriori su di un mare stilizzato e l’anteriore sinistro poggia sul Vangelo chiuso a terra, mentre a destra impugna un gladio sguainato. Se non erro, solo le imbarcazioni della Lega Navale Italiana e dello Yacht Club Italiano hanno il privilegio di portare il “leone guerriero“ della Marina Militare.
La bandiera giusta al posto giusto
Su una barca a motore si spiega sempre all’asta di poppa, su una barca a vela con un albero ci sono ben quattro opzioni: all’asta situata al centro del coronamento di poppa, sempre su asta al giardinetto di dritta, a due terzi dell’altezza della balumina o del paterazzo per la vela marconi e infine al picco della randa se è del tipo aurica. Su barche a vela con due o tre alberi va posta in cima all’albero di mezzana per yawl e ketch e solo sull’albero di maestra quando si tratta di uno schooner. Sembra facile, ma non lo è affatto se si considerano anche le posizioni delle altre bandiere obbligatorie o usuali in crociera e all’estero: la bandiera di cortesia, di dogana, dell’armatore, del proprio club e, per certe occasioni importanti, il gran pavese. La bandiera di cortesia è quella del paese che vi ospita e va esposta sopra la tuga o il fly per i motoscafi, mentre sulla barca a vela viene issata sotto la prima crocetta di dritta. La bandiera di richiesta di pratica o dogana, cioè quella gialla relativa alla lettera Q (anticamente stava per “quarantena“ ed oggi potrebbe essere tornata purtroppo di moda) segue le regole dette per la bandiera di cortesia. Quei pochi che possiedono la “propria“ bandiera la espongono correttamente a prua su barche a motore, sotto crocetta se con un solo albero a vela oppure in testa all’albero maestro. Il guidone del club di appartenenza è l’unico che resta sempre alzato in testa d’albero o a prua per le barche a motore. Una curiosa tradizione consiste nell’esporre in testa d’albero, alla fine di un viaggio, un nastro blu e bianco a bande orizzontali lungo un millimetro per ogni miglio percorso: tremila miglia danno perciò diritto a un nastro di tre metri!
Se è così non mi resta che augurare buon vento