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Navigare d’inverno si può. Consigli per l’abbigliamento barca a vela

Molti diportisti e tutti i terrazzani sono convinti che inverno sia sinonimo di cattivo tempo in mare, mentre ciò non è affatto vero, anzi: le peggiori burrasche che negli ultimi anni hanno creato i maggiori danni alla nautica nel Mediterraneo si sono verificate nella tarda primavera, alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno e, non ci crederete, soprattutto in agosto.

Navigare in inverno

È fuor di dubbio che lo spirito con cui si affronta il mare d’inverno è diverso, poiché influisce la forte componente negativa del freddo, che fa accrescere la difficoltà di manovra e genera uno stato psicologico di timore e ansia per tutti gli eventi.

Lo skipper previdente dovrà quindi organizzare l’equipaggio affinché tutti siano in grado di combattere adeguatamente sia il freddo sia l’umidità. Potrà sembrare banale se vi dicessi che sarà fondamentale vestirsi in modo adeguato, ma l’esperienza ci ha dimostrato che sono più numerose le persone che non sanno vestirsi e stressano con i loro lamenti rispetto a quelle che invece riescono a trovarsi a loro agio nonostante le intemperie. 

Posso darvi qualche consiglio per l’abbigliamento barca a vela?

L’obiettivo principale consiste nel cercare non solo di essere coperti e caldi, ma, li sul mare, sarà fondamentale restare asciutti. L’umidità ci circonda e quindi viene dall’esterno, ma è anche rilasciata dalla pelle che, in caso di vestizione non razionale, condensa rapidamente, con il risultato finale di trovarsi completamente bagnati anche se non si è ricevuto nemmeno uno spruzzo. Allora scartiamo subito tutti gli indumenti che non permettono una buona traspirazione e cerchiamo di coprirci con maglie di lana e soprattutto robuste camicie di flanella. Queste ultime, già toccandole, danno un senso di conforto ma la loro funzione consiste nel creare una barriera termica grazie alla fitta trama del tessuto con cui sono confezionate. L’ideale è quindi indossare una camicia di flanella pesante sopra un maglione di lana leggero, soprattutto se questo è a collo alto.
Fatevi due passi a Grado, a Marano Lagunare, a Chioggia e ovunque possiate assistere  quando rientrano i pescherecci e noterete che proprio questa è la “divisa invernale” che abitualmente indossano tutti gli equipaggi. Senza leggere dotti manuali nautici e senza nemmeno sfogliare patinate riviste nautiche, i pescatori hanno da tempo collaudato la perfetta traspirazione di questo abbigliamento: la lana genera il cuscino d’aria che mantiene caldi e la flanella impedisce all’aria calda e quindi al tepore corporeo di disperdersi velocemente.

Gli indumenti tecnici per il mare

Recentemente siamo stati invasi dalle felpe e dai completi di pile, che sono indumenti estremamente tecnici e giudicati universalmente ottimi per affrontare le peggiori giornate invernali non solo in mare.

Questi nuovi prodotti hanno la capacità di accrescere da dieci a venti volte l’effetto della lana, con conseguenti effetti calorici che però non sono esenti da alcune precauzioni. Un imperativo categorico consiste nell‘indossare sempre sopra il pile una cerata che impedisca all’aria di penetrare nel tessuto e inoltre evitare che questo indumento rimanga schiacciato. I capi migliori sono quelli che recano imbottiture o che sono trapuntati in coincidenza con i punti mobili (gomiti, ginocchia, spalle) affinché non si verifichi che, dopo i primi movimenti, s’inizi a sentir freddo.

Poiché già prima avevo raccomandato di cercare di restare asciutti per evitare la condensa, con il pile tale pericolo diminuisce anche se portato sotto le comuni cerate di materiale plastico, ma la soluzione ideale sarebbe quella di indossare un capo di goretex anche se questi costosissimi indumenti hanno un tempo di vita più limitato rispetto alle cerate tradizionali. Non sono uno specialista di tessuti, ma credo a chi ne sa più di me e perciò mi ha colpito il parere di un esperto come Luciano Pedulli che, tempo fa, affermava che “il goretex è perfettamente traspirante ma non andrebbe mai piegato, perché ogni piega può trasformarsi in una potenziale via d’infiltrazione d’acqua e dopo un uso prolungato la cerata può perdere la sua caratteristica fondamentale”. Relata refero. Personalmente da decenni maltratto la mia cerata, di goretex naturalmente, e per il momento tiene ancora.

Sistemato il corpo non dimenticate mai di munirvi di un robusto berretto di lana, oppure, e  meglio ancora, di un passamontagna che vi proteggerà anche il collo. Una scuffia (di lana!) è la migliore assicurazione contro l’umidità e la prevenzione di una precoce artrosi cervicale.

Per le mani le soluzioni sono due: se dovete lavorare e avete necessità di mantenere la sensibilità sulle dita, preparatevi a soffrire il freddo con qualsiasi soluzione; se invece siete al timone o semplicemente di guardia non c’è alternativa più valida delle muffole (dita unite con solo il pollice separato).

Finiamo con i piedi, per i quali oggi esistono in commercio dei meravigliosi stivali da barca in cuoio idrorepellente, traspiranti e antisducciolo che necessitano però di un mutuo per essere acquistati. Ricordatevi infine che i comuni stivali di gomma sono ottimi per l’acqua ma a poco servono a difenderci dal freddo, mentre io suggerisco a chi dovesse star fermo per ore di utilizzare i noti moon boots da neve: piedi caldissimi e asciutti, una buona presa e un impaccio che, tutto sommato, può ritenersi accettabile.

Se la vostra barca è in acqua e domenica non avete altri inderogabili impegni, inverno o no, che ne direste di… fare un giretto? 

Buon vento.

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