Abbigliamento barca a vela: cosa non deve mancare nel guardaroba del velista

Per chi ha una certa età è facile ammettere che oggi, ed è così da più di una trentina d’anni, per uno che effettivamente va in barca e pratica la vela, ci sono almeno altri 100 che si vestono “da barca”.
Forse saranno passati più di trent’anni da quando ordinavamo in Inghilterra i giacconi della Henri Lloyd, non belli come quelli di oggi, poiché dritti con un taglio “a sacco”, ma fichissimi per chi se li poteva permettere e li esibiva uscendo di casa infagottato anche quando non faceva freddo e tantomeno quando pioveva.

Quasi contemporaneamente indossavamo le scarpe “da barca”, le famose Timberland che erano un complemento dei famosi “paninari”, i teenagers benestanti nati a Milano e diffusi poi in tutta Italia.
La “vela“ continua ad essere un testimonial emotivo anche per molte altre merceologie e l’abbigliamento ci sguazza sempre.

Abbigliamento barca a vela: dalle scarpe al berretto

Soprattutto su una barca a vela non si sta e non si deve mai stare scalzi e si devono indossare un paio di scarpe dedicate solo ed esclusivamente alla barca, per calpestare i ponti e i paglioli, con una sola eccezione. Quando piove che Iddio la manda e si deve navigare per forza allora si indossano gli stivali di gomma o, i più raffinati, quelli di pelle perfettamente idrorepellente.

Facciamo un passo indietro: stare scalzi vuol dire aumentare la percentuale di botte sulle dita. Il classico mignolo blu, per esempio, che ha urtato una delle bitte, più esattamente una galloccia d’ormeggio.
Superfluo dire che la suola è antiscivolo e che attualmente le scarpe da barca sono sempre più simili alle scarpe “da ginnastica” e si differenziano in estive (spesso a rete) e invernali.
Saltiamo calze si e calze no e arriviamo ai pantaloni con una costante sia che siano corti estivi sia che siano lunghi invernali. Entrambi hanno più tasche di ogni altro tipo di pantalone e un rinforzo, talvolta impercettibilmente imbottito sul sedere.

Per descrivere camicie, pullover, T shirt, polo, smanicati, giubbetti, maglioni e felpe si potrebbe scrivere un libro intero per spaziare nell’immensa fantasia del velista. Altro discorso ancora per ciò che si usa mettere in testa. Un capitolo di moda e di psicologia applicata alla moda.

Abbigliamento barca a vela: il copricapo del velista

La fantasia aumenta soprattutto d’estate poiché con il freddo dell’inverno, cambiando colore e tipo di maglia, lo scuffiotto è l’unico berretto utile per tenere la testa al caldo. Lana o pile, o combinati lana e pile insieme, l’importante è che se dovesse piovere e manca il cappuccio deve essere idrorepellente al 100 per cento.
D’estate invece emerge la personalità dell’armatore e dello skipper. C’è chi esibisce il nome della propria carica a bordo con una bella scritta sul risvolto dello scuffiotto.

Oppure il berretto da capitano di marina “mercantile” si alterna con il berretto bianco con visiera, oppure blu di matrice olandese ma rigorosamente “Made in China“, alternati da cappellini di tela, per lo più bianca, portati a scodella con le falde abbassate per proteggere le orecchie.
Qualche cappello di paglia, rarissimi berretti bianchi da marinaio, ovviamente USA, portati però aperti con il risvolto rigido abbassato che lo rende simile, ma non uguale, ai normalissimi berretti di tela estivi. Chiedo scusa alle signore, non le ho dimenticate e anzi si differenziano per la prevalenza di “paglie“ e soprattutto di foulard e fazzolettoni annodati con cura a proteggere testa e capelli.

Abbigliamento tecnico per velisti

Abbiamo già anticipato la necessità di portare gli stivali per le intemperie in mare e questi vanno abbinati alla cerata. Questo indumento è imprescindibile per chi naviga davvero ed è più comunemente composto da due pezzi: giacca e pantaloni; questi ultimi sono più confortevoli e protettivi se a forma di salopette. Per il freddo si una portare sotto la cerata una tuta termica-tecnica, molto simile a quelle in uso a chi pratica lo sci. La cerata deve avere un cappuccio che ben chiuso possa lasciar spazio solo per gli occhi e forse il naso e niente di più.

Chi fosse insofferente a questa chiusura così ingombrante consigliamo il cappello “nord ovest“ che protegge il collo dalle infiltrazioni d’acqua.

Non dimentichiamoci dei guanti! I guanti da lavoro su una barca a vela sono quelli che, se non li hai, ti spiegano perché la ritenuta del Genoa si chiama scotta! Sono in pelle e con le dita tagliate per poter operare meglio sulle manovre, rinforzati all’interno del palmo.
Un ultimo consiglio personale a chi naviga d’inverno e deve fare i turni di 2 o 4 ore di guardia al timone.
Non è una vergogna indossare i “Moon Boots” da montagna e vi assicuro che nel turno di notte, soprattutto verso le tre, quattro del mattino mi ringrazierete di averli portati a bordo (magari di nascosto).

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