Ci eravamo già occupati dei materiali che vengono impiegati per la confezione delle vele e, spaziando dal dacron al kevlar, ci siamo dimenticati di accennare a quanto possano costare se, usurate o mal conservate debbano essere rinnovate. Quindi occhio alla loro manutenzione. Una vela sporca non é soltanto sgradevole alla vista, ma deve essere considerata avviata al deterioramento se l’equipaggio non si preoccupa di provvedere alla sua pulizia onde prevenire l’indebolimento delle caratteristiche strutturali del tessuto. Per rimuovere lo patina superficiale spesso é sufficiente sciacquare le vele in abbondante acqua dolce e, qualora appaiano molto sporche basterà lavarle con dell’acqua tiepida e un po’ di sapone, avendo l’avvertenza di strofinare leggermente con una spugna nei punti più macchiati. Per asciugarle il miglior consiglio che vi do é quello d’issarle a riva e uscire per tirar “quattro bordi”, oppure distenderle su di un prato se non proprio sulla coperta della vostra stessa barca, comunque evitate d’issarle e di lasciarle sbattere liberamente al vento. Le macchie che si riscontrano più frequenti sono quelle di muffa e di ruggine, anche se spesso capiterà di dover togliere alcune più tenaci tracce di olio, di grasso o addirittura di catrame.
Per i nylon e i laminari le muffe vanno tolte sfregando prima direttamente sul tessuto un po’ di detersivo biologico appena inumidito per ottenerne una specie di pasta dolcemente abrasiva e poi ponendo la vela in ammollo con dell’ altro detersivo diluito nell’acqua. E’ assolutamente vietata per questi due materiali la candeggina che invece potrà essere usata in ogni caso solo per il dacron,solo quando dovesse fallire ogni precedente tentativo. Per le tracce di ruggine esistono in commercio alcuni prodotti specifici ma rimane pur sempre valida l’antica ricetta casalinga di miscelare due cucchiai di sale fino con il succo di mezzo limone e stendere la soluzione sull’area interessata, avendo poi cura di risciacquare con l’aggiunta di un pò di detersivo come s’é visto fare prima per le macchie di muffa. Per le patacche d’olio, di grasso o di catrame bisognerà ricorrere alla trielina che verrà sfregata sulla zona sporca della vela con un movimento circolare dal centro verso l’esterno e non prima che vi siate muniti di un materiale assorbente che avrete posto sotto la zona della vela da trattare. Anche in questo caso concluderete la pulizia con il solito risciacquo e un pò di detersivo.
Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo che le vele costano care e si deteriorano se non vengono maneggiate con cura anche quando sono poste a riposo, perciò é questa la stagione in cui vedremo chi le ha sapute conservare meglio durante l’inverno: raccolte non con piccole pieghe ma con ampie e alternate volute che scompariranno durante la prima veleggiata di primavera. Solo se le vele entreranno perfettamente asciutte nei rispettivi sacchi eviterete la lotta alle più frequenti macchie di muffa, ma soprattutto ricordatevi che il peggior nemico delle vostre vele é il sole che con i suoi raggi ultravioletti indebolisce tutti i tessuti, sia che essi siano di dacron,nylon,kevlar o mylar.
Ricordo di aver letto che le prime vele di prua, confezionate di tessuto sperimentale, apparvero nella Coppa America del ’77 ed esse vennero battezzate garbage-genoa, poiché il loro colore era simile a quello dei sacchi dove si raccoglievano i rifiuti.( ndr. garbage letteralmente vuol dire spazzatura,rifiuto). Sono certissimo che in quel contesto l’allusione non sfiorò nessun armatore, altrove e anche più recentemente, senza un’energica risciacquata, una garbage-sail potrebbe però diventare una definizione azzeccata. Quindi diamoci da fare e ripuliamo i nostri “motori eolici” . Buon vento